Oratino rappresenta un vero e proprio “caso” nella geografia culturale molisana. In questi ultimi anni la ricerca storico-artistica ha ricostruito un mosaico complesso ed articolato di personalità, anche di un certo spessore artistico, che dalla fine del Cinquecento ai nostri giorni testimoniano una spiccata vocazione degli abitanti del piccolo borgo verso attività legate alla creatività, all’ingegno e alla fantasia.
Giuseppe Maria Galanti, che fu uno degli esponenti più qualificati dell’illuminismo meridionale, nella Descrizione dello stato antico ed attuale del Contado di Molise (Napoli, 1781) scrive che a Oratino (Loretinum): “ Si coltivano molte arti di gusto” e più avanti, nel capitolo III, relativo allo Stato delle arti e delle Scienze: “Nell’Oratino si osserva qualche doratore e pittore e ciò è stato opera del genio di un suo barone… questi vi ha promosso le arti meccaniche e la buona agricoltura. Ivi si ammira ciò che può l’arte…”
Fiorenti botteghe di pittori, scultori, maestri nell’arte della doratura e nell’arte dell’intaglio della pietra, artigiani del legno e del vetro, erano attive e riecheggiavano nelle strette strade del borgo, producendo opere che non solo hanno impreziosito case patrizie e chiese sparse su tutto il territorio regionale, ma hanno arricchito anche le chiese della Capitanata e di altri centri della Campania beneventana e dell’Abruzzo.
Nessun’altro centro del Molise può vantare una simile schiera di professionisti nelle arti applicate, dove i nomi di maestri ancora poco caratterizzati, si affiancano a personalità ormai definite nel loro itinerario stilistico e nella produzione figurativa. Maestri vissuti ai margini del regno meridionale che con le loro opere hanno contribuito a dare una risposta a chi ha sempre pensato che in Molise non esistesse un’arte molisana. È difficile individuare le cause che hanno concorso a concentrare nei secoli le attività sopraindicate. Intanto un elemento interessante è rappresentato dalla posizione geografica di Oratino con vaste zone del territorio, soprattutto quelle a nord-ovest, particolarmente rocciose e scoscese, tali comunque da scoraggiare le attività legate all’agricoltura. La circostanza non è sfuggita a Francesco Longano, che a dorso di un cavallo visitò tutti i centri della regione per la stesura del Viaggio per lo Contado di Molise (Napoli, 1788) il quale scrive: “L’Oratino… ha poco terreno mediocre, il resto cattivo… Ha ogni classe di artigiani stesissima”. Grazie al loro mecenatismo hanno contribuito al fermento creativo due esponenti della famiglia Giordano. Si tratta del duca Gennaro Girolamo Giordano morto nel 1733 e del nipote Giuseppe Giordano, conosciuto fra gli Arcadi con il nome di Orniteo Temidio, che detiene il feudo di Oratino fino alla sua morte avvenuta nel 1813. Figure di raffinata cultura e sensibilità, che hanno protetto e promosso le arti, a differenza di altri feudatari che hanno oppresso le popolazioni.
Fra gli artisti più rappresentativi delle botteghe oratinesi troviamo il pittore Benedetto Brunetti (Oratino, ?- 1698), fautore di una pittura devota, ancora intrisa di riecheggiamenti della tarda maniera meridionale con aperture successive nei confronti delle più moderne ricerche linguistiche napoletane legate al barocco.
Niccolò Falocco (Oratino, 1691- 1773) documentato da Bernardo De Dominici nelle Vite dè pittori, scultori e architetti napoletani (Napoli, 1742-1745), come discepolo e assistente di Francesco Solimena, uno degli artisti più rappresentativi della cultura tardo-barocca in Italia.
Ciriaco Brunetti (Oratino, 1723-1802), nipote di Falocco e proprio grazie a lui ha la possibilità di frequentare e acquisire una più serrata connessione con gli ambienti artistici della capitale del regno, proponendosi da un lato, nella produzione di carattere religioso come fedele interprete dei modelli del Solimena, e dall’altro come decoratore estroso ed inventore di felicissime soluzioni progettuali nel campo dell’ornamentazione architettonica. Molti disegni dell’importante Collezione Giuliani, di proprietà dal 1991 del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, appartengono proprio a questo artista multiforme, dotato di un’inesauribile vena decorativa di gusto rococò.
Nicola Giuliani (Oratino, 1875-Napoli, 1938), che inizia la sua formazione sotto la guida del padre Giacomo, un abile decoratore, per frequentare successivamente l’Accademia di Belle Arti di Napoli dove avrà come insegnanti Domenico Morelli e Filippo Palizzi.
Fra gli scultori più significativi va ricordato Carmine Latessa (Oratino, ?-1719). La sua formazione è documentata con l’apprendistato durato dieci anni, presso Giacomo Colombo, il maggiore scultore del tempo a Napoli, uno degli artisti più rappresentativi del barocco meridionale, e nonostante una morte precoce, giunta intorno ai venticinque anni, il giovane oratinese si impone come uno dei maggiori scultori del Settecento molisano.
Un altro scultore appartenente ad una famiglia di artigiani dell’intaglio ligneo è Silverio Giovannitti (Oratino, 1724-1788), che guarda a Giacomo Colombo come punto di riferimento, una guida che segue nel corso di una lunga e prolifica carriera, della quale sono testimonianze tante opere conservate nelle chiese del Molise e delle regioni limitrofe.
A questo gruppo di artisti figurativi vanno aggiunti due poeti: Giovan Pietro Massari (Oratino, ?-Napoli, 1656) accademico Partendo e Incauto, professore della Sacra Teologia, dottore delle Leggi e Protonotario della Santa Sede Apostolica, autore di diverse composizioni dal tono sentenzioso, infatti, le liriche risentono a tratti di una tradizione meridionale epigrammatica, ma le accensioni metaforiche, gli accenti patetici, così come la forte musicalità delle rime, sono temperati da una matrice stoica; il secondo è l’abate Giorgio Gizzarone (Oratino, ?-1712) maestro di sacra teologia e dottore in entrambe le leggi, in utroque iure, che tradotto letteralmente significa: nell’uno e nell’altro diritto, quindi laureato in diritto civile e canonico. Procustode delle Campagne del Sannio nell’Accademia dell’Arcadia, conosciuto con il nome di Oratino Boreatico, fondatore a Roma nel 1694 dell’Accademia dei Pellegrini, fu affiliato anche agli Spensierati di Rossano Calabro e agli Infecondi, antica Accademia letteraria sorta nella città eterna.