Origine e denominazione
Origine e denominazione
L’etimo di Oratino va cercato nel verbo greco orào, che vuol dire vedere.
Da orào deriva òrasis che significa: vista e oratòs (maschile) – oratè (femminile) – oratòn (neutro), che significano: visibile.
Oratino significa visibile, un posto da cui si vede e quindi panoramico. D’altra parte anche panorama deriva dal verbo orào.
Cenni storici
I primi segni della presenza dell’uomo nel territorio oratinese risalgono all’Età del Bronzo (seconda metà del II millennio a.C.) e sono documentati dall’insediamento individuato in località La Rocca, dove sono stati rinvenuti resti archeologici di straordinario interesse. All’Età del Ferro sono, invece, ascrivibili alcune armi da offesa. Durante l’epoca preromana il territorio era abitato dai Sanniti Pentri; tra i numerosi ritrovamenti si segnalano una sepoltura femminile con corredo, ritrovata nel centro storico del paese, in vico Petti, e risalente agli inizi del V sec. a.C., e una necropoli, in località Pozzo Nuovo, che ha restituito materiali databili tra il VI e il IV sec. a.C., quali, ad esempio, una corazza in bronzo a tre dischi (l’unica finora rinvenuta in Molise).
Sono, inoltre, documentati, intorno al colle di Oratino, resti di mura megalitiche, che sembrano indiziare l’esistenza di un centro fortificato; altre mura preromane sono visibili sul masso della Rocca.
Nel corso dell’epoca romana il territorio era annesso all’area del municipio di Fagifulae (collocato presso Montagano). Tra i cospicui ritrovamenti va ricordato un cippo gromatico in pietra, recuperato in località Feudo e recante un’iscrizione latina databile alla seconda metà del I sec. a.C. L’oggetto, esposto nel Museo Provinciale Sannitico di Campobasso, rappresenta la prima testimonianza epigrafica, in area molisana, della divisione romana del terreno.
All’epoca medievale, precisamente agli anni 1130-1132, risale la più antica menzione del borgo al momento nota, attestata dalla forma “Raytinum cum Rocca Racini” (oltre al paese viene ricordato anche l’abitato in località La Rocca, di cui gli scavi archeologici hanno riportato alla luce alcune strutture). Nel Catalogus Baronum (seconda metà del XII secolo) è, invece, menzionato col nome di Loretinum, mentre in un inventario del 1241 con quello di “Castri Lorateni”. La successione feudale di Oratino fu alquanto complessa nel corso delle varie epoche, e non è caratterizzata dalla costante presenza di una sola famiglia, come avvenne in altri borghi. Uno dei primi titolari fu Eustachio d’Ardicourt (1268), cui gli successe il figlio Adamo. I d’Ardicourt vennero probabilmente privati con la violenza di Oratino, in quanto nel corso della revisione feudale del 1279 indetta da Carlo I d’Angiò, risultarono non rintracciabili.
D’un altro titolare d’Oratino abbiamo potuto esumare il nome; e cioè Giovanni di Lando, che tenne Oratino in feudo durante il regno di Carlo II d’Angiò (1285-1309): come afferma il Vincenti nella dedica del suo “Teatro” (246).In prosieguo Oratino passò in dominio di Pietro di Sus, nipote di Amerigo e fratello minore di Amerigo III di tal nome fra i Sus. Pietro di Sus fu ciambellano di Re Roberto, e Capitano Generale delle milizie del Regno. Ebbe a consorte Martuccia Capuano, la quale gli procreò una sola figlia a nome Tommasa, che sposò Berardo d’Acquino e morì nel 1333. Tommasa di Sus non fu intestataria dl feudo, onde cadde in errore il Candida-Gonzaga (247) annoverando Oratino fra feudi appartenenti alla casa d’Acquino. Pietro di Sus morì nel 1326 come attesta il Della Marra (248).Nel 1333 Oratino era giacente nel demanio per motivi che ignoriamo; e Re Roberto, con diploma del sei giugno, lo assegnò alla propria consorte – la regina Sancia – con facoltà di poterne applicare le rendite in favore del monastero di S. Chiara di Napoli (249). La regina detenne Oratino fino al 1345: anno in cui morì.Qualche anno dopo Oratino diveniva feudo della famiglia D’Evoli e nel secolo XV passò in dominio di Carlo di Gambatesa Conte di Termoli, il quale l’assegnò in dotario alla propria figlia Violante andata a nozze con Sforza Gambacorta.Nel cataclisma politico seguito al termine della scorreria di Carlo VIII furono pur travolti Violante e Sforza, che vennero privati dei feudi (nel 1495).Andrea di Capua duca di Termoli, con diploma del 1945 ebbe Oratino fra le altre numerose concessioni feudali. Morì nel 1512; ed il figlio Ferrante si disfece del feudo.Oratino, dunque, fu venduta tra il 1512 e il 1523. A chi? Probabilmente alla famiglia Caracciolo, che per attestazione del Candida-Gonzaga (250) ne fu titolare.La famiglia Coscia successe alla Caracciolo nel secolo XVI, e probabilmente nel medesimo tempo in cui comprò Campobasso; Valquanto dire verso il 1559 o poco appresso.
La famiglia Coscia tenne in dominio Oratino forse meno di un ventennio.Anteriormente al 1586 Oratino – per vendita fattane da loro – era già da tempo passata in feudo a Fabbrizio di Silva. La famiglia di Silva, venuta di recente dalla Spagna, faceva parte del patriziato regnicolo, e trovavasi a scritta al Seggio di Capuana. L’arme: un leone rampante di rosso, coronato, posto in campo d’oro.Non sappiamo se per vendita fattane dai di Silva, o dalla R. Corte in seguito a devoluzione per mancanza di successori, Oratino fu comprata nel 1628 da Ottavio Vitaliano. Nel 1639 – recandosi da Oratino alla fiera di Campobasso del 29 giugno, venne ucciso lungo la via con due colpi d’archibugio tiratigli da dietro una siepe. Il Perrella assegna al delitto la data dell’otto settembre 1651: erronea del tutto (251). Ottavio Vitaliano aveva avuto tre figli dalla Brancia: Ottavio, Girolamo, Antonio. Ottavio ebbe Oratino col titolo ducale che il padre aveva regolarmente ottenuto nel 1638: Girolamo, come utilista, Ferrazzano: Antonio, la terra di S. Croce del Sannio (allora di Morcone): la madre loro Campobasso. Ottavio Vitaliano junior, fece aspro governo del feudo. Nelle gravi perturbazioni del regno negli anni 1647-1648 temendo egli della vita, lasciò Oratino.
Il generale del popolo napoletano, Nicolò Manara (253), occupata Oratino, v’istituì gli ordini republicani; ma appena la reazione vicereale prese il sopravvento il duca di Oratino ritornò nel feudo, e vi restaurò i propri poteri. Ottavio non ebbe prole da Francesca Selgato; onde alla morte di lui – avvenuta verso il 1667 – il fratello Girolamo conseguì l’eredità del feudo e del titolo annesso. Il duca Girolamo Vitaliano morì nel 1684, lasciando erede il figlio Antonio procreatogli da Candida Moccia, consorte. Antonio fu il quarto ed ultimo titolare, ed era in vita nel 1699.
Le famiglie Vitagliano e Giordano si erano imparentate grazie al matrimonio tra Nicola, figlio di Marco Antonio E Antonia figlia di Geronimo, ma nonostante questo legame il passaggio del feudo subisce intralci, ripensamenti e una serie di ostacoli giuridico-legali che troveranno soluzione il 21 giugno 1701, quando Gennaro Girolamo Giordano, per donazione dallo zio Marco Antonio, morto nel 1698, ottiene l’intestazione “Per l’amore, che sempre ha portato e porta al dottor D. Gennaro suo Nepote”.
Il 10 agosto 1720 Gennaro Girolamo Giordano ottiene il titolo di Duca di Oratino da Carlo VI d’Asburgo imperatore del Sacro Romano Impero dal 1711 al 1740 e Re di Napoli. Poeta iscritto all’Arcadia viene lodato per lodato da Giuseppe Maria Galanti per il suo mecenatismo, che lo indica come promotore delle botteghe artistiche ed artigianali di Oratino. Un personaggio davvero anomalo per quel contesto in cui i feudatari erano conosciuti per le angherie e le vessazioni che esercitavano succhiando il sangue della povera gente.
Muore nel palazzo ducale di Oratino l’undici settembre 1733, dopo un violento attacco apoplettico e per sua volontà viene seppellito nella chiesa di Sant’Anna a Busso.
A Gennaro Girolamo Giordano succede, come da volontà testamentarie precedentemente indicate, il fratello Antonio nato a Foggia nel 1695, al quale però stanno poco a cuore le vicende del feudo di Oratino, preferendo vivere agiatamente a Napoli, insieme alla giovane moglie Emanuela Cardone dei marchesi di Melito. Muore a Oratino il 22 ottobre 1762e in obbedienza alle sue ultime volontà, espresse nel testamento redatto nel suo ultimo giorno di vita, dal notaio Fabio Spicciati di Mirabello Sannitico, gli subentra come erede universale il primo dei sette figli, Giuseppe, nato a Napoli nel 1744, il quale è costretto a rientrare precipitosamente da Roma dove studiava. Il giovanissimo Duca dimostra una raffinata sensibilità culturale e afferma subito la sua volontà di porsi in una ideale continuità intellettuale con lo zio Gennaro Girolamo. Diviene figura di riferimento degli artisti oratinesi, che asseconda promuovendo un nuovo fermento creativo. Entra nell’Accademia degli Arcadi napoletani con il nome di Orniteo Temidio. Il Duca Giuseppe, definito nel Libro dei morti di Oratino “letterato e poeta” si spegne in profonda solitudine e amarezza nel palazzo di Oratino il sei giugno 1813 e verrà seppellito nella chiesa di Santa Maria di Loreto.
Eredita il feudo di Oratino il nipote Antonio Giordano nato a Napoli il 22 marzo 1781, figlio di Federico e Marianna Abitini. Ricoprì la carica di Sindaco del Comune di Oratino dal 1829 al 1832, e fu eletto Presidente del Consiglio Generale del Molise nel 1830.
Muore Oratino la mattina del tre gennaio 1841 e il suo corpo viene seppellito nella chiesa di Santa Maria di Loreto, dove su una parete della navata sinistra i figli Federico, Emanuela e Carmela, fecero realizzare un piccolo monumento sepolcrale.
Gli succede il figlio Federico nato a Napoli il 7 febbraio 1806 dal primo matrimonio con la nobile Maria Raffaela Conoscente Fernandez, che muore nel 1818 alla giovane età di 35 anni. Muore a Oratino il sette aprile 1880 e il suo corpo viene sepolto, tra la gente comune, nella piccola cappella del cimitero locale.
Giovanni Nepomuceno Giordano, unico figlio di Federico e di Enrichetta Carolina De Just, nasce a Napoli il 30 marzo 1844 e viene tenuto al Sacro fonte da Giovanni II Re di Sassonia.
Ultimo titolare dei duchi di Oratino, seguendo l’insegnamento del padre, fonda alcune biblioteche in piccoli borghi del Molise.
Muore a Napoli il sei gennaio 1917.